Sono passati 22 anni da quel 9 novembre, quando ho incontrato mio marito. All’inizio della nostra relazione mi veniva spesso chiesto: “Ma dove l’hai incontrato, questo svedese?” e io non potevo far altro che sorridere, pensando al modo in cui ci eravamo incontrati. Questa è una storia così incredibile che potrebbe essere il copione di una commedia romantica.
Ma dove ci siamo incontrati?
Bene, dovete sapere che, secondo le statistiche, il 27% degli studenti Erasmus, più di uno su quattro, ha incontrato il proprio partner durante il periodo di studio all’estero. Ecco, io e mio marito facciamo parte di quella percentuale di coppie che si sono formate durante l’Erasmus in Danimarca.
Ma come ci siamo incontrati?
La sera in cui ci siamo incontrati ero a Lyngby, fuori Copenhagen, per una festa particolare, la Julølfest. La Danimarca è famosa per le sue Julølfest, ovvero la festa della birra natalizia. In pratica, un mesetto prima di Natale si vende la Juløl, cioè birra natalizia (Jul = Natale, øl = birra), che non è altro che la classica birra, ma un po’ più alcoolica e con etichetta a tema. Bene, in questo periodo ci sono le famose Julølfest e io, ovviamente, non me la potevo perdere.
Ma cos’è veramente successo quella sera? La sera in cui ho incontrato mio marito, Fredrik, io avevo un date! Ebbene sì, c’era un ragazzo svizzero che in più occasioni mi aveva chiesto di uscire e io gli avevo sempre detto di no. Quel giorno mi ha proposto di andare insieme a una cena a casa di un suo amico portoghese e poi alla Julølfest. Ho accettato e, “armata” di una torta alla Nutella, sono arrivata a cena con il mio date. A metà cena sono arrivati tre ragazzi: due tedeschi e uno svedese, e io ho subito pensato: “Che bello lo svedese!” Ovviamente, essendo io in compagnia, il vichingo non si è osato farsi avanti inizialmente. Solo verso fine serata, quando ci stavamo dirigendo alla festa della birra, si è avvicinato e ha fatto le tre classiche domande per studenti Erasmus: “Come ti chiami? Da dove vieni? Cosa studi?”
Le mie risposte: mi chiamo Wanda, sono italiana e studio letteratura inglese e Shakespeare.
You had me at hallo, o per meglio dire you had me at Shakespeare!
Sì, è tutta colpa di Shakespeare se mi sono innamorata! Dovete sapere che, appena ho nominato lo scrittore, Fredrik mi ha confessato di essere un amante della letteratura inglese e mi ha recitato a memoria il Sonetto 18 di Shakespeare, che inizia così:
Shall I compare thee to a summer’s day?
Thou art more lovely and more temperate.
Rough winds do shake the darling buds of May,
And summer’s lease hath all too short a date.
Totalmente spiazzata dal fatto che un ingegnere fisico potesse avere gusti letterari così raffinati, ho continuato a parlare con lui per il resto della serata, dimenticandomi del date. All’improvviso, però, ho dovuto lasciare la festa (senza scambio di numeri di telefono), perché non potevo perdermi l’ultimo bus per Copenhagen.
Colpita da quell’incontro, ho cercato per un mese intero, tramite amici che studiavano ingegneria, di rintracciare Fredrik, ma tutti mi dicevano di non sapere chi fosse. Poi, verso metà dicembre, il destino ci ha fatto rincontrare.
Un’amica mi aveva chiesto di seguirla a una festa allo Studenterhuset (casa dello studente), un locale per studenti (90% Erasmus), ma io non ne avevo voglia. La fila per entrare in quel locale era di solito chilometrica e non avevo nessuna intenzione di congelare in strada per mezz’ora. Quest’amica, però, ha insistito e alla fine mi ha convinta ad andare lì, promettendo che, se ci fosse stata una lunga fila, saremmo subito andate in un altro locale. Il destino vuole che quella sera non ci fosse fila per entrare. Quella sera, allo Studenterhuset, ho rivisto Fredrik, che era lì per festeggiare con degli amici cinesi.
Dopo un po’ abbiamo lasciato il locale per un altro, il Moose. Lì mi ha raccontato che sarebbe tornato in Svezia qualche giorno dopo, che era interessato a rivedermi, ma senza tanti giri di parole ha aggiunto che lui non credeva alle relazioni a distanza. Ok, relazione morta ancora prima di nascere, ho pensato.
Comunque, verso fine serata ci siamo ritrovati a pianificare il mio viaggio in Svezia, a Uppsala dove sarei andata a trovarlo a gennaio.
Vi ricordate di quegli amici che avevano detto di non sapere chi fosse lo svedese? Bene, dopo avergli raccontato la storia, hanno avuto il coraggio di dirmi: “Ah, sì, Fredrik, mangia alla mensa con noi!!” Ma allora, perché mi avevate detto di non conoscerlo? Perché non avete mosso un dito quando vi ho detto che lo stavo cercando? Forse perché uno di loro era interessato a me? Domanda che non avrà mai una risposta.
Per concludere, a gennaio, sola soletta, me ne sono andata in una Svezia gelata e ricoperta di neve per incontrare Fredrik. Mi ricordo ancora l’istante in cui abbiamo deciso di diventare una coppia. Era il 21 gennaio ed eravamo nella sua stanza. Abbiamo osservato con attenzione una cartina dell’Europa che lui aveva appeso al muro e abbiamo trovato Torino e Uppsala sulla carta. Dopo aver constatato la distanza, abbiamo deciso di diventare una coppia e di iniziare così una relazione a distanza.
Sei mesi esatti dopo è arrivata la proposta di matrimonio.
Partendo per l’Erasmus, ho avuto un’occasione incredibile, e poteva anche andarmi male. Io sono partita con la convinzione che non avrei avuto rimpianti, perché sapevo che avrei fatto delle esperienze meravigliose lungo il mio cammino, come viaggiare, imparare una nuova lingua, studiare in un’altra università e fare nuove amicizie. Ho fatto tutte queste cose e anche di più, ed è iniziato tutto con una semplice storia d’amore.
Dopo 22 anni non ho mai messo in discussione la mia scelta di trasferirmi all’estero per qualcuno, perché ero e sono convinta che ne valesse davvero la pena.
Ecco come ho incontrato mio marito. Il resto è storia.
Wanda